lunedì 13 settembre 2010

Settembre sul lago - atto II

quì un piccolo resoconto soft
http://www.ivelacci.com/raduni-f4/sabato-11-dom-12-lago-di-bracciano-t2684.htm#56053

ora qualche aggiunta tecnica:
sabato mattina oltre alle parolacce per le lamelle, c'è stata anche una mezzora buona di lite con l'accrocco per regolare l'apertura delle crocette, e solo per giungere alla conclusione che l'accrocco non funziona più, in pratica un motivo in più per cambiare albero... peccato, perchè un pochino mi sono affezzionato al mio mio vecchio wavelength compagno di mille scuffie (vabbè, magari non mille ma comunque tantissime).

Per la prima volta ho lasciato completamente in bando il cunningam, proprio come se nemmeno fosse montato; il motivo è che alle regate dello scorso weekend la dote che mi mancava maggiormente era l'angolo, così ho optato per conservare una concavità più arretrata con un bordo d'ingresso più piatto. Il risultato è stato quello atteso e tralasciando per un momento le classifiche, avevo lo stesso angolo degli altri pur non perdendo nulla come passo e anzi, penso fossi sulle prestazioni di quelli che col contender ci parlano; A farmi perdere passo erano le raffiche che mi buttavano giù molto più facilmente di quanto non accadesse agli altri carbomuniti anche più leggeri di me (motivo principale per cambiare materiale dell'albero, insieme al momento d'inerzia in caso di onda in prua). Altri momenti per me penalizzanti erano gli scarsi di intensità: infatti da quello che ho potuto notare la ullman in laminato è molto (troppo) sensibile a queste variazioni e per tirare esige di essere accuratamente regolata, in particolare di vang (per regolare il quale si deve anche agire sulla scotta). una strada che vorrei tentare (ma non in regata magari) è quella di lasciare una vela regolata per i momenti di poca pressione e poi affrontare i rinforzi cazzando la scotta per abbasare il boma e chiudere la balumina; l'inconveniente è che così facendo si porta il boma molto a centro barca e così forse mi toccherà riportare il grasso un po' in avanti col cunningam... vadremo :)
Voglio poi modificare la parte di trapezio tra anello e strozzatore in moda da avere una coda velocemente regolabile così da potermi tirare fuori dall'acqua in caso di scarso prolungato senza però dovermi sganciare o agire sullo strozzatore.
Riguardo le lamelle ho una mezza idea di chiudere completamente la parte più a prua della scassa dove in effetti la deriva non arriva mai, poi proverei delle lamelle più morbide per un breve tratto e infine lasciare la parte a poppa completamente aperta (ovviamente il tutto unito ad un tappo degno di questo nome).
I circuiti... il vang a circuito chiuso finisce oggettivamente un pochino tra le palle quando è cazzato in regime da ventone ma forse riesco ad ovviare portando la coda a prua davanti all'albero e con un elastico che dal ponticello la tiene in tensione; base e cunningam invece restano di lunghezze e ingombri dignitosi.
Voglio accorciare la barra del timone, ma allungando di almeno altrettanto lo stick (con ondina lacustre, steso al trapezio molto a prua, già ora sono al limite: in pratica tengo lo stick tramite il pomello finale).
Il rake che ho mi sembra buono, il boma sembra alto perchè l'albero non flette molto, ma quando c'è molto vento e ci vado pesante di vang, arriva ad un'altezza di poco maggiore che se montassi una vela classica.
Urge (e forse questa è la spesa più impellente) un boma in carbonio leggero; l'attuale è estremamente penalizzante in poppa se non c'è abbastanza aria da tenerlo in posizione e ce ne vuole ancora di più in caso mi venisse voglia di rollare e/o pompare per bene.
A proposito di pompaggio e rollio: ammazza i braccianesi quanto vanno! ahah Pensavo fosse una peculiarità di Riccardo e invece anche Stephane... ci da! dopo il primo attimo di smarrimento mi sono adeguato (pena il venir risucchiato degli inseguitori) e alla fine di domenica penso anche di aver acquisito tecnica e ritmo se non buone almeno decenti.
Timone, deriva e pozzetto hanno bisogno di qualche ritocchino, dovrò ricordarmene a follonica sperando di avere tempo per metterci mano. Indispensabili le "L" per tenere la deriva nella scassa, altrimenti ogni scuffia con deriva non bloccata dalle cime di up-down mi fa venire il patema d'animo (oltre che far diventare scomoda l'operazione di raddrizzamento a causa dell'eccessiva libertà di scorrere).
Altra cosa da cambiare sono i filetti in nylon sulla balumina della vela con altri di lana.
Le scarpette nuove rosa shocking tengono incredibilmente sul progrip ma sono peggio di saponette sulla vernice (e anche gli stivaletti non erano molto moglio) quindi il pozzetto va quasi del tutto foderato; quest'inverno provvederò, tanto avevo già deciso di eliminare il verde :)

Osservazioni sull'attrezzatura altrui

Molti avevano bandierine segnavento in testa o vicino alla vare del boma: non mi convince, mi trovo benissimo col mio amico filo di lana sullo strallo, magari ne aggiungo solo altri 2 più corti alle sartie per aiutarmi in poppa.
Sabato nonostante il ventone credo ci sia stata solo una rottura: la trozza su un avantgarde, comunque velocemente sostituita la mattina seguente.
Tra le vele c'erano circa 10 elvstrom in laminato, poi 4 o 5 dacron, una wavelength in laminato e le 2 ulmann mia e di Lorenzo.
A vedere le classifiche i legni sono stati surclassati dalle plastiche ma ciò è probabilmente dovuto (quasi) solo ai manici che ci stavano sopra.

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